L’Irpinia in un nome: Joaquin
Vogliamo raccontarvi di un luogo, di un luogo che racchiude la cultura di una delle aree enologiche più affascinanti del mondo, l’Irpinia.
Il luogo è in questo caso un’azienda, JOAQUIN, che si trova a Lapio, nel cuore pulsante delle DOCG del Fiano di Avellino e del Taurasi.
La giornata è perfetta, siamo ai primi di Novembre, ma l’aria fresca e il caldo dei raggi del sole ricordano un primo pomeriggio primaverile che porta con se ancora i rimasugli dell’inverno.
Prima di recarci in azienda decidiamo di andare a far visita alle viti di Aglianico di Paternopoli, viti prefillossera ultracentenarie che rappresentano i cru del Taurasi e dalle quali Joaquin produce il vino Taurasi Riserva della società.
Il paesaggio è fiabesco, le colline circostanti sono tappezzate di vigneti, le varie tonalità di verde che sfumano verso l’orizzonte ricordano un paesaggio Tolkieniano. Finalmente arriviamo nella sede di Lapio, dove ad attenderci c’è il titolare Raffaele Pagano, ci presentiamo, e Raffele ci invita calorosamente ad accomodarci per poter iniziare il nostro viaggio verso il gusto.
La conversazione che ci accompagna alla degustazione è stimolante e ricca di nozioni sul territorio, sulle usanze del luogo e soprattutto sull’importanza della zona vinicola di Lapio, che Raffaele, data la struttura dei piccoli vigneti dislogati per i diversi comuni della DOCG, paragona ad una piccola Borgogna.
“Per comprendere le dinamiche enologiche di queste terre è necessario conoscere la struttura sociale e i loro attori” dice Raffaele.
Difatti le grandi capacità che i vini della zona possiedono sono senz’altro legate al terreno di origine vulcanica ed al clima favorevole, ma sono anche frutto dell’eredità culturale che i padri contadini sono riusciti a trasmettere nei secoli ai figli divenuti produttori di grandi vini.
Per la degustazione Raffele ci propone il Vino della stella 2019 Fiano di Avellino e il fratello minore 2020 prelevato direttamente da vasca, provenienti entrambi dai medesimi filari dei cru di Lapio.
Vino della stella 2019 Fiano di Avellino.
Vol 14% Colore giallo paglierino carico con riflessi dorati.
Al naso biancospino, burro, agrumi note balsamiche di erbe spontanee.
Dotato di una verticalità accentuata ben bilanciata dalla morbidezza dei polialcoli. Il sorso è bilanciato e rotondo con una buona sapidità e di lunga persistenza.
Vino della stella 2020 Fiano di Avellino Vol 13.8%
Colore giallo paglierino brillante
Al naso stupisce, si percepiscono note idrocarburiche, di basalto e di legno di cedro. Al gusto è fresco e ritroviamo la parte aromatica e minerale, l’assaggio è intenso con un finale lungo e persistente.
Due fratelli dalle caratteristiche molto differenti, Raffele ci spiega che la politica
aziendale di Joaquin tende a ridurre al minimo l’interventistica sui vigneti in modo da poter riscontrare le differenze delle diverse annate anche nel calice.
L’azienda per ridurre al minimo i trattamenti fitosanitari utilizza un sistema di
Tele rivelamento per ognuna delle vigne che possiede, in modo da controllarne lo stato di salute, come l’umidità che viene calcolata tenendo conto sia delle ore di esposizione ai raggi del sole, sia della percentuale delle piagge e dell’intesità delle stesse. Finita la degustazione Raffaele ci invita a seguirlo in cantina, per proseguire il nostro tour del gusto al bordo del suo Pick up aziendale poichè la cantina si trova a Montefalcione, distante pochi chilometri.
Giunti in cantina veniamo accolti con un sorriso da Francesca Auricchio che ci indica il cammino verso la bottaia poco distante dall’ingresso. L’entrata in bottaia è sempre emozionante, i profumi dei legni inebriano l’aria circostante rendendo l’atmosfera più calda e suggestiva. Francesca inizia con le nozioni teoriche sui procedimenti produttivi aziendali e ci spiega che la macerazione dei vini rossi avviene in botti vecchie di castagno ed avviene a contatto con l’ossigeno, per restare in linea con lo stile ossidativo, uno stile unico che è il marchio di fabbrica dell’azienda Joaquin. Inoltre il castagno viene preferito al rovere anche per l’evoluzione di alcune etichette di bianco che maturano dagli 8 ai 12 mesi, proviene da Agerola, comune del napoletano, rinomato per la qualità dei suoi legni. Appena finito il tour in cantina Francesca ci porta verso il grande tavolo posto al centro della sala, dove abbiamo la possibilità di degustare il Taurasi riserva della società 2015.
Si presenta di un colore rosso granato che lascia filtrare la luce. Al naso ha una complessità impressionante, la freschezza si percepisce già all’olfatto con un
chiaro odore di bergamotto, troviamo anche prugne secche e confettura di fichi. I terziari si manifestano con note di cuoio. Al palato è molto intenso, ingresso
fresco bilanciato dalla morbidezza dei tannini. Il finale è setoso, con la giusta dose di acidità che non rende la beva monotona e che fa venir voglia subito di un altro sorso. Durante la degustazione al tavolo abbiamo parlato anche della nostra passione come cacciatori di cibo, e ci siamo trovati a parlare con Raffaele e Francesca delle nostre esperienze ai medesimi ristoranti dove la buona cucina ed il buon vino non mancano mai.