I Due Ghiottoni a Verona: lo sguardo dei “wine-lovers” al Vinitaly
Nell’ambito dei nostri viaggi, non poteva certo mancare la tappa veronese del Vinitaly.
Un evento che annualmente “scalda gli animi” degli addetti ai lavori, ma anche quelli dei tanti appassionati.
Abbiamo deciso, in quest’articolo, di affrontare il tema Vinitaly con uno sguardo più “esterno”, senza entrare in tecnicismi e dimenticandoci di avere un po’ di naso e bocca da sommelier. Ne parleremo semplicemente da appassionati di enogastronomia e di grandi eventi.
Il Vinitaly, oltre a rappresentare un’occasione per “esporre” le aziende e i vini che ciascuna cantina produce, è innanzitutto uno degli eventi nazionali e internazionali più istituzionali, soprattutto per il neonato (nella denominazione) Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Non è mancata, infatti, la sfilata istituzionale (hanno partecipato quasi tutti i componenti dell’esecutivo nazionale) che, crediamo e speriamo, non resti solo tale. Uno dei padiglioni allestiti all’interno della Fiera di Verona per l’occasione era proprio dedicato alla componente istituzionale con incontri, mostre e, naturalmente, le voci dei rappresentanti del Governo.
Ma parlando di “istituzionale” vogliamo riferirci anche alla valenza – non solo formale – che questo evento acquisisce per gli addetti ai lavori, per i tanti turisti, appassionati – c.d. “Wine lover” – e, certamente, per gli stakeholder tutti del mondo vitivinicolo mondiale, diretto e indiretto.
D’altronde il vino italiano è una delle più importanti forme della rappresentatività italiana nel mondo. Lo conferma il fatto, ad esempio, che erano tanti gli stranieri seduti ai “tavoli delle trattative” di vendita, allestiti nelle aree più riservate di ciascuna cantina (forse troppi pochi in Campania, almeno nei due giorni di nostra presenza).
Il Vinitaly, però, innanzitutto è evento. Ad esempio, ci piace segnalare come, per l’occasione, tutta Verona si vesta di “Vinitaly”. Facciamo riferimento, in particolare, a “Vinitaly and the city”, realizzata da Verona Fiere con le istituzioni territoriali comunali e provinciali.
Passeggiando per le strade della città, ogni vetrina è allestita con bottiglie di vino (anche pregiato). Inoltre, le attività commerciali aderiscono alle degustazioni in negozio. Un ottimo modo per pubblicizzare la propria attività ed uniformare la città tutta rispetto al periodo più rappresentativo per quel territorio (e certamente l’intero territorio nazionale).
Tanti gli eventi, quindi, collegati e mai stonati rispetto al Vinitaly/salone del vino. Tanti gli allestimenti (anche pubblicitari) che affascinano anche per scelta estetica. Gli spazi più istituzionali (facciamo riferimento, ad esempio, a quello dedicato alla “Lamborghini” in dotazione alla Polizia di Stato, in esposizione in Piazza Dei Signori e poi in Fiera) sono la giusta cornice per un evento di così alta portata. Ma il formalismo istituzionale non fa certo dimenticare, ad esempio, la fascia più giovanile: aperitivi e musica. Insomma, il Vinitaly è davvero un grande indotto turistico-sociale di grande impatto.
Ma torniamo in fiera. Sono i 17 i padiglioni, tra i fissi e quelli allestiti per l’occasione, che hanno ospitato circa 4.000 aziende.
La Campania (come l’Emilia-Romagna, ad esempio), un unico grande padiglione, che ha voluto uniformare lo stile di tutte le cantine, in un’ottica di insieme, suggestiva, e di forza nei confronti dell’extraregionale. Altre regioni, ad esempio, hanno optato per “ogni cantina allestisce il proprio spazio come meglio crede”. Sotto questo profilo, però, vi è soprattutto un riferimento positivo. Accanto alla indiscussa qualità dei vini, le cantine hanno sfoggiato anche degli allestimenti di indubbio fascino. D’altronde, nella società odierna, ove l’immagine è probabilmente l’aspetto prevalente, non poteva essere diversamente. Forme e cromie scelte per la presentazione degli spazi espositivi hanno reso anche le degustazioni un’esperienza unica e completa.
Come pure, a completamento del riuscitissimo evento Vinitaly, non potevano mancare le tante masterclass che si sono tenute. Noi abbiamo partecipato, ad esempio, a quella tenuta da Luca Matarazzo, sommelier AIS e giornalista di indiscussa fama. Matarazzo ci ha portato nel mondo dell’Albana secco e passito. Esperienza molto gradevole per la passione dello stesso degustatore, per quella degli esponenti istituzionali ma soprattutto per le emozioni ed esperienze trasmesse dai titolari delle cantine esponenti del territorio.
Un altro padiglione da noi apprezzato è stato quello “Agrifood”. Prodotti tipici territoriali (vini, salumi) alle eccellenze artigianali dei birrifici italiani. Anche nel caso delle birre la territorialità la fa da padrona. Non abbiamo non potuto fermarci con Teo Musso, fondatore dello storico birrificio “Baladin”: il suo estro, anche estetico, è interamente percepito nelle sue birre. Oltre alle gustosissime birre storiche, vogliamo segnalare quella “gluten free”: l’abbiamo molto apprezzata.
Vi è, però, anche una nota dolente su cui vogliamo porre attenzione. In un evento in cui la “territorialità” e, sotto certi aspetti, l’immagine sono temi portanti, ci ha un po’ meravigliato trovare cantine appartenenti ad una regione, allestire il proprio spazio in quello di altre regioni. Le motivazioni recondite o le presunte tali ci sono state un po’ rivelate da chi è addentro, ma riteniamo che probabilmente non è proprio la scelta più felice: sia per la cantina stessa che per il territorio di appartenenza.
Insomma, un appuntamento che nel complesso ci ha soddisfatti a pieno. Verona e tutto il territorio ne giovano in maniera particolare. I prezzi – come giusto che sia – aumentano. Forse un po’ troppo. Riteniamo che il Vinitaly possa rappresentare davvero un’opportunità per l’Italia di “esporsi” soprattutto verso i mercati esteri. Ma, con il giusto filtro, crediamo che possa essere anche un evento “popolare” soprattutto se con concerti, mostre, appuntamenti culturali possa essere arricchito il programma del “Vinitaly and the city” o comunque l’offerta turistica del territorio veronese.