Castello di Neive: storia e meravigliosi vini
l nostro tour nelle Langhe ha inizio dal caratteristico borgo di Neive, tra i più belli d’Italia: ci troviamo subito di fronte alla medievale Porta San Rocco, che immette nel gradevole centro storico ricco di casette colorate e di gente allegra che inizia la giornata con un bel caffè nei bar della piazza.
Alla sinistra della porta, si trova La Casetta del Castello, luogo delizioso, da cui partirà la nostra visita e nel quale faremo successivamente la degustazione dei vini.
Partiamo con Laura alla scoperta del giardino: oltrepassato un incantevole pozzo, da un lato si erge maestoso il castello, o meglio, un immenso palazzo nobiliare (costruito, pensate, in soli 15 anni!) e dall’altro ci si perde ad ammirare il paesaggio sconfinato tra vigneti e paesini arroccati sulle colline della zona.
Entriamo nel cortile, dove sono esposte due carrozze dell’epoca, qualche botte, una stupefacente pesa per i carri che entravano carichi di uva appena raccolta ed un torchio storico che ci introduce alla cantina.
All’interno, siamo circondati da barrique e tonneau in un ambiente suggestivo di arcate e mattoni a vista, ma l’emozione più grande è trovarsi dentro un vero Infernot, ossia un locale sotterraneo, costruito scavando a mano una particolare roccia e utilizzato come cantina o dispensa, privo di luce e munito di un sistema ingegnoso di aerazione naturale.
Proseguendo nella nostra visita, l’emozione cresce sempre più, perchè Laura ci conduce nella vecchia ghiacciaia che ora ospita la collezione delle etichette più storiche della cantina: ci perdiamo ad ammirare centinaia di meravigliose bottiglie magicamente impolverate, divise per annate e preziose, come la più antica del 1937.
Conclude la visita “l’Infernot più moderno”, ossia quello costruito appositamente dalla famiglia Stupino per conservare le bottiglie delle loro produzioni: anche in questo luogo si respira un’atmosfera bellissima.
E’ il momento della degustazione: Laura racconta dettagliatamente i vini che producono, quasi una ventina, tra metodo classico, Barbaresco, Barbera, Arneis … possiamo sceglierne quattro.
Decidiamo di partire con il metodo classico di Pinot Nero, blanc de noir, che ci inebria con una bollicina delicata e persistente, un profumo fruttato e di crosta di pane, un gusto equilibrato e minerale.
Proseguiamo con due rossi meravigliosi: il primo è un Barbera d’Alba Superiore 2019, che letteralmente esplode prima al naso e successivamente in bocca, rilasciando piacevoli sensazioni fruttate, leggermente speziate, con punte di legno e vaniglia, lasciando in bocca calore e persistenza.
Il secondo, Piemonte Albarossa 2018, ci ha colpiti per l’interessante storia legata al vitigno da cui lo si ottiene. Si pensava infatti, che derivasse da un incrocio tra Nebbiolo e Barbera, eseguito dal professor Dalmasso, ma successivamente le analisi del dna hanno verificato che il Nebbiolo in realtà era un vitigno francese, lo Chatus. Anche questo vino bello strutturato ed equilibrato ci è piaciuto moltissimo, in quanto regala sensazioni fruttate, ma anche balsamiche, con un finale persistente.
É la volta di due Barbareschi provenienti da due cru differenti, il Gallina e il Santo Stefano Albesani: entrambi esprimono al meglio le peculiarità di questa prestigiosa docg delle Langhe, con il loro caratteristico colore ed un ventaglio di profumi che vanno dal fruttato, alla vaniglia, al legno, alle spezie, molto complesso e ampio, confermato anche dal gusto.
Sono indubbiamente vini da tenere per qualche momento speciale, cercando di resistere alla tentazione di berli e conservarli invece il più possibile in cantina, perchè possano esprimere ancora meglio le proprie potenzialità.
Prima di andare, ringraziamo di cuore Laura per le dettagliate spiegazioni e per le emozioni provate nel percorso degustativo.